In un momento storico drammatico per la nostra nazione, alle prese con una pandemia che continua ad imperversare e mietere ogni giorno centinaia di vittime, parlare di Calcio giocato appare, allo stato, un irresponsabile azzardo oltre che una circostanza decisamente fuori luogo.
La Redazione di TuttoSerieD, ha ritenuto opportuno dare voce ad alcuni protagonisti legati al vasto e variegato mondo della Quarta Serie. Un modo, questo, per conoscerne il relativo pensiero rispetto alle tematiche più attuali, delicate ed importanti che riguardino da vicino il sistema Calcio dilettantistico.
Ad intervenire in Esclusiva ai nostri microfoni, il tecnico del Casarano Calcio, Leonardo Bitetto.
L’esperto allenatore barese, al timone della formazione rossazzurra dallo scorso 6 novembre, ha gentilmente concesso alla nostra Redazione la seguente intervista.
Mister, innanzitutto le chiedo come stia vivendo questo momento così drammatico e particolare che sta attraversando tutto il Paese. Ognuno di noi ha stravolto la propria quotidianità, le proprie abitudini, in una nazione messa letteralmente in ginocchio da un virus che ha già mietuto oltre 29mila vittime lungo lo stivale e centinaia di migliaia nel mondo. Quali pensieri l’accompagnano in un momento storico così particolare e triste per l’Italia intera?
Sto vivendo questo momento con tanta preoccupazione, soprattutto per quanto concerne la critica situazione sanitaria che sta caratterizzando il nostro Paese. Le giornate si trascorrono in famiglia, recuperando il contatto quotidiano con determinati valori. Al tempo stesso, ci tocca fare i conti con la noia e la pigrizia, specie noi uomini di Sport abituati a lavorare sui campi di Calcio e a vivere sbalzi di tensione sempre molto alti. Manca tanto il rapporto con i giocatori, l’atmosfera dello spogliatoio, la preparazione della gara e la sfida domenicale all’avversario di turno. Purtroppo dobbiamo necessariamente accettare ancora questa condizione, perché deve prevalere in noi quel senso di responsabilità che ci porterà pian piano a superare questo difficile momento, recuperando appieno la nostra serenità.
Appare purtroppo scontato che, a seguito della pandemia in atto che ha flagellato il Paese e l’intera economia nazionale, anche il Calcio, specie quello dilettantistico, andrà incontro ad una grave crisi economica. Nelle ultime settimane si è riscontrato una paura diffusa nel 90% degli addetti ai lavori appartenenti al vasto mondo dei Dilettanti, la paura di non percepire lo stipendio chissà fino a quando. A questo, si aggiunga l’ulteriore timore rispetto alla possibilità che molte Società scompaiano del tutto a causa dell’abbandono di molti Presidenti, che dovranno salvaguardare prima di tutto i propri interessi lavorativi e le rispettive aziende. E’ una preoccupazione legittima a suo avviso? Esiste questo rischio concreto oppure no?
Ci stiamo indubbiamente confrontando con una situazione molto penalizzante. Affrontiamo un campionato dilettantistico, ma le dinamiche che riguardano il nostro lavoro sono di stampo decisamente professionistico. Anche gli investimenti compiuti dalla gran parte delle Società sono abbastanza importanti, in un contesto generale in cui si fa veramente fatica a legittimare e comprendere determinate carenze dal punto di vista contrattuale. La stragrande maggioranza dei calciatori di Serie D ha delle famiglie da mantenere e non avendo ingaggi esorbitanti di cui godere, vivono nell’incertezza e nell’angoscia più totale. Nella migliore delle ipotesi saranno quasi tutti costretti a non percepire lo stipendio da marzo fino all’inizio del prossimo campionato e credo che nessuno possa rinunciarvi per così tanto tempo. Quella delle Società in difficoltà è una piaga che appartiene a questa categoria da tantissimo tempo. La cosa peggiore è che ci siano Club che “approfitteranno” di tutta questa situazione per non rispettare i propri impegni. E’ assolutamente vero che molti sponsor o Presidenti, a capo di aziende oggi in comprensibile difficoltà, avranno a che fare con le conseguenze della crisi dovuta al blocco dell’economia nazionale, ma sono dell’avviso che bisognerebbe sempre portare fino in fondo gli impegni presi. La pandemia ha penalizzato e penalizzerà tutti, però in tanti credo abbiano proprio esagerato. Mi auguro che la Lega ne tenga conto per il futuro, cominciando a selezionare le Società che abbiano i requisiti per affrontare economicamente l’intera stagione, chiudendo le porte a quelle realtà che non fossero in grado di ottemperare sino alla fine a tutti gli oneri nei confronti dei rispettivi tesserati. Affinché si possa uscire più o meno indenni da questa situazione, credo sia auspicabile il sostegno da parte del Governo. Non so in che misura lo Stato possa intervenire in nostro aiuto, ma sono convinto che la Lega debba giocare un ruolo fondamentale proprio nell’agevolare una manovra governativa da cui credo non si possa prescindere. Il sistema del Calcio dilettantistico conta decine di migliaia di tesserati e svolge una funzione, non solo sportiva e professionale, ma anche e soprattutto sociale. Ciò va necessariamente salvaguardato e il Governo non potrà non tener conto di questo.
Riguardo alla stagione calcistica, continuano a susseguirsi pareri molto discordanti tra loro. Alcuni addetti ai lavori sono fermamente convinti che quest’annata sia definitivamente conclusa, altri sperano si possa in qualche modo portare a termine ed altri ancora, che pensano che completarla regolarmente sul campo sia l’unica strada percorribile. Qual’è il suo pensiero a riguardo? Lei crede che sia ancora plausibile attendere di ritornare in campo? O pensa che non ci siano più i presupposti tecnici, logistici, fisici ed atletici per una ripresa?
Quando il campionato è stato interrotto non avrei mai pensato che saremmo andati incontro ad un dramma sanitario di tali proporzioni. All’inizio ero molto ottimista e credevo che andasse tutto a scemare più o meno rapidamente. Successivamente mi sono reso conto della gravità di quanto stesse accadendo e ho capito come sia quasi impossibile riprendere il campionato. L’ostacolo maggiore, almeno tra i Dilettanti, è costituito dalla serissima difficoltà ad attenersi a determinati protocolli sanitari. La quasi totalità delle Società di Serie D non è in grado a livello logistico e soprattutto economico, di adottare le necessarie contromisure per garantire un’eventuale ripresa in sicurezza. Ci sono Società ferme con il pagamento degli stipendi già da molti mesi prima che scoppiasse la pandemia, figuriamoci se possano sostenere i costi non indifferenti che scaturirebbero da una presunta ripartenza. Perciò, onestamente, non vedo la minima possibilità che questa stagione si possa completare regolarmente sul campo. I miei ragazzi stanno comunque continuando ad allenarsi nelle proprie abitazioni. Ricevono singolarmente un programma di allenamento personalizzato, che hanno il piacere di seguire al di là se si dovesse riprendere o meno. Tutti questi mesi di stop forzato, a partire dai primi di marzo fino probabilmente al prossimo ritiro precampionato, costituiscono un periodo troppo lungo e che comporta gravi problematiche dal punto di vista fisico e atletico. L’allenamento giornaliero riveste un’importanza incredibile per tutti loro e sicuramente lo porteranno avanti, rispettosi delle recenti disposizioni del Governo, almeno fino al momento in cui si potrà finalmente tornare ad allenarsi in gruppo.
Qualcuno ha detto che la stagione potrebbe risultare “falsata”, sia in caso di chiusura anticipata andando incontro a dei verdetti a tavolino che inevitabilmente non accontentino tutti, sia in caso di ritorno in campo dopo una inattività così lunga, con il rischio di vedere affrontarsi calciatori senza il giusto spirito, senza la dovuta serenità mentale e con una freschezza atletica non adeguata per competere a certi livelli. Lei crede o spera di poter tornare in ogni caso in campo con il Casarano per completare regolarmente il campionato? Oppure ha in testa un altro tipo di scenario conclusivo che auspica venga concretizzato dalla Lega?
Sul fatto che, tornando in campo a breve-medio termine, il finale risulterebbe “falsato” non ho alcun dubbio. Di sicuro potrebbe esserlo dal punto di vista atletico, fisico, della qualità del gioco e di conseguenza anche sul piano agonistico. Tra l’altro, si presupporrebbe una ripartenza con diversi turni infrasettimanali, con il rischio concreto di collezionare infortuni anche gravi in prossimità del campionato successivo. Tenuto conto di questo non posso non essere fortemente scettico rispetto all’ipotesi di una ripresa dell’attività agonistica. Naturalmente amo il mio lavoro, sono solito vivere intensamente il quotidiano aspettando con ansia la domenica per confrontarmi con i miei ragazzi contro l’avversario, però, in una situazione del genere, non riesco ad essere ottimista. Non sto qui a dare suggerimenti a nessuno, però, sono del parere che sia necessario programmare sin da ora il futuro. E’ indispensabile avere le idee chiare già da ora, mettendo tutte le Società nelle condizioni di iscriversi al prossimo campionato e, a quelle che ne abbiano i requisiti, di organizzarsi a tutti i livelli per ambire concretamente ad un ripescaggio in una categoria superiore. Allo stato attuale penso che bisogna arrivare ad una decisione definitiva, senza protrarre oltre lo stato di profonda incertezza che avvolge l’intera categoria. Per quanto riguarda questo campionato, io sarei favorevole a cristallizzare la classifica attuale, promuovendo in Serie C le capolista dei nove Gironi e facendo retrocedere, come da regolamento, le due sul fondo della graduatoria. Oltre a questo, penso che sia necessario dare la possibilità di accedere ad un ripescaggio a quelle seconde solide economicamente e che abbiano la forza societaria, la storia e le strutture, per affrontare la Lega Pro. Nel nostro Girone ad esempio, Foggia e Audace Cerignola sono due realtà importanti che hanno i requisiti per farcela e meritano un occhio di riguardo in questo senso. Non ho dubbi che ciò avverrà, perché ho la convinzione che la crisi colpirà fortemente anche la Serie C, dove già sono presenti Club con una pesante situazione debitoria pregressa. La Lega Pro potrà senz’altro attingere dalla D, ripescando le Società più solide, sane a livello finanziario e che possono rivelarsi un valore aggiunto per la categoria, sotto tutti i punti di vista. In ogni caso, qualunque strada venisse intrapresa dalla Lega, sarà impossibile accontentare ogni realtà. Non si potrà di certo assecondare le aspettative di tutti e purtroppo mi aspetto delle lunghe battaglie legali durante l’estate, approntate da chi si sentirà oltremodo penalizzato dai verdetti stabiliti dalla Lega. Nonostante questo rischio sia concreto, torno a ribadire la necessità che la LND arrivi a delle decisioni definitive in tempi rapidi. Bisognerà che le varie Leghe lavorino in armonia e abbiano le idee chiare su come affrontare il futuro. Si stanno ipotizzando delle autentiche rivoluzioni sul piano della strutturazione dei campionati, ancora nulla di certo e di ufficiale, ma di sicuro il sistema non trae giovamento dalla prosecuzione dell’attesa nel dichiarare conclusa questa stagione.
Non posso chiudere senza prima chiederle un giudizio sulla stagione del suo Casarano. In un Girone da molti definito in partenza una vera e propria “C2”, avete concretizzato un percorso un po’ altalenante, ma sempre a ridosso delle posizioni di vertice. Il tutto, in un’annata purtroppo funestata dalla prematura scomparsa del compianto Raffaele Santagata. Dal momento del suo insediamento sulla panchina rossazzurra, sono arrivate solo due sconfitte in sedici uscite ufficiali, un dato più che rilevante, nonostante una delle due battute d’arresto sia coincisa con la debacle clamorosa, inattesa ed inspiegabile di Sorrento. Nel complesso, in attesa che ne si conosca l’epilogo, come giudica la stagione della sua squadra? Il pensiero di non poter più scendere in campo per provare a centrare un piazzamento ancor più importante, quanto rammarico comporta nell’ambiente rossazzurro?
Quando sono arrivato qui, il Casarano era ottavo in classifica. Insieme siamo arrivati al quinto posto, passando anche per il terzo. Purtroppo ci sono state delle vicissitudini e degli avvenimenti che hanno sconvolto la vita di gruppo, a cominciare dalla tragica scomparsa del nostro Raffaele Santagata. E poi, relativamente alle dinamiche di campo, ci sono state due gare in particolare che non ci hanno permesso di continuare la rincorsa verso posizioni più alte del quinto posto. Mi riferisco al pareggio di Nocera contro la Nocerina, maturato al 92′ e all’altro pari subito in pieno recupero, in casa, contro il Gravina. Pareggiare in quella maniera e perdere quattro punti pesantissimi, ci ha condizionato e non poco nella testa. In primis, potevo fare io qualcosa in più. Com’è nella mia indole, mi assumo la responsabilità nel bene e nel male, anche se, penso che il nostro sia stato un percorso positivo, perché un quinto posto da neopromossa, collocata in un Girone così complicato, non può non considerarsi un buon risultato. Se il campionato non si fosse interrotto avremmo potuto qualificarci per i Play-Off, una “lotteria” dove può sempre accadere di tutto e magari la stagione poteva assumere tutt’altro contorno, chissà. L’unico neo in assoluto è rappresentato da quella partita a Sorrento, che fortunatamente avevamo già messo del tutto da parte. Quella debacle ci ha fatto perdere molto sotto l’aspetto mentale e ha demoralizzato lo spogliatoio, la Società, i tifosi e tutto l’ambiente. Di questo sono ancora profondamente addolorato, pur consapevole che le partite di Calcio, a volte, possono riservare queste bruttissime sorprese. L’importante era non mollare subito dopo e noi non l’abbiamo fatto, prova ne sia la successiva vittoria interna contro una grande squadra come il Foggia. Spiegare cosa possa essere accaduto a Sorrento è difficile. Qualsiasi situazione o problematica non giustificherebbe mai un risultato del genere. E’ stata una triste prima volta anche per me, perché non avevo mai subito un tracollo simile in carriera. In quei casi bisogna solo accettare senza dover dare delle spiegazioni, non perché non lo si debba fare, ma semplicemente perché non c’è alcuna spiegazione più o meno razionale. Si può solo fare ammenda, comprendere lo sconforto di chi abbia a cuore le sorti della squadra, facendo quadrato nello spogliatoio e provando a rialzarsi subito. In questo ci siamo riusciti e il rammarico è proprio quello di esserci fermati in un momento per noi positivo, dove sono certo avremmo affrontato il rush finale con il giusto spirito e con grandi motivazioni. Un altro rammarico che mi accompagna personalmente è relativo al gioco espresso. Sono convinto che, da questo punto di vista, avrei potuto fare qualcosa di più in prima persona. Ci sono state partite giocate bene, ma non siamo stati costanti. Nutro qualche rimpianto per questo e per non aver fatto rendere tutti i calciatori alla stessa maniera. Un allenatore è giusto che si prenda le proprie responsabilità nel bene e nel male.
Volgendo uno sguardo al futuro, quali sono le speranze, le aspettative e le ambizioni che la caratterizzano professionalmente?
In questo momento non è facile parlare di futuro. Le voci che recentemente mi hanno riguardato in chiave futura, non hanno alcun fondamento. Prima che si andasse incontro a questa lunga sosta forzata, si è chiacchierato in maniera informale e molto sommaria con la Società, ma poi si è tutto paralizzato compresi gli eventuali discorsi in ottica futura. Detto questo, non posso nascondere che mi farebbe piacere cominciare, sin dal precampionato, una stagione con questo Club. Iniziare a costruire un gruppo e a sviluppare un progetto tecnico a partire dal primo giorno di ritiro, sarebbe inevitabilmente tutta un’altra cosa. E poi sarebbe un piacere ancor più grande continuare a lavorare in una Società così importante, una come non avevo mai trovato in carriera. A Casarano si pensa prima di tutto alle strutture, investendo tanto per garantirsi uno standard logistico da Club di altissimo livello. Lavorare in una Società del genere, composta da persone serie, coscienziose, con le idee chiare e rispettose del nostro lavoro, è un privilegio. Posso dire di essermi ritrovato umanamente, perché mi sono confrontato con persone che hanno i miei stessi valori e principi, in un contesto che merita ben altre categorie.
Mister, c’è qualcosa che sente di dire ai suoi ragazzi, al Club, ai tifosi e a tutto l’ambiente rossazzurro? C’è un messaggio, un auspicio o un augurio che intende indirizzare loro?
Rivolgo un pensiero di vicinanza all’intero ambiente rossazzurro. Oggi siamo tutti un po’ distanti dalle consuete dinamiche legate al Calcio, perché l’attenzione è giustamente rivolta al superamento di un momento triste, legato a una pandemia che ha generato grande preoccupazione per il futuro del Paese. Ci sarà tempo per pensare al Calcio e, quando accadrà, saremo felici, perché vorrà dire che saremo tornati del tutto alla normalità.
Si ringraziano Mister Leonardo Bitetto e il Casarano Calcio, per la cortese disponibilità concessa alla Redazione di TuttoSerieD.