In un momento storico drammatico per la nostra nazione, alle prese con una pandemia che continua ad imperversare e mietere ogni giorno centinaia di vittime, parlare di Calcio giocato appare, allo stato, un irresponsabile azzardo oltre che una circostanza decisamente fuori luogo.
La Redazione di TuttoSerieD, ha ritenuto opportuno dare voce ad alcuni protagonisti legati al vasto e variegato mondo della Quarta Serie. Un modo, questo, per conoscerne il relativo pensiero rispetto alle tematiche più attuali, delicate ed importanti che riguardino da vicino il sistema Calcio dilettantistico.
Ad intervenire in Esclusiva ai nostri microfoni, l’attaccante della Fezzanese, Andrea Baudi.
Il 32enne atleta spezzino, soprannominato “Il Mago” per le giocate incredibili a cui spesso ci ha abituati e per lo straordinario tasso tecnico di cui dispone, ha gentilmente concesso alla nostra Redazione la seguente intervista.
Andrea, l’intera nazione sta vivendo un periodo storico drammatico, probabilmente senza precedenti. Costretti a stare chiusi nelle proprie abitazioni, anche i Calciatori, professionisti e dilettanti, hanno dovuto cambiare radicalmente le proprie abitudini quotidiane. Personalmente, come stai vivendo questo momento così delicato? Qual’è il tuo pensiero rispetto a ciò che attualmente stia avvenendo nel mondo?
Sto vivendo questo momento un po’ come tutti gli italiani, con la giusta preoccupazione, cercando di salvaguardare la mia salute e quella di chi mi sta vicino. Siamo stati presi tutti alla sprovvista, ma l’importante è che si trovi presto un rimedio, una cura che ci consenta di recuperare totalmente la libertà e la serenità perdute. Le conseguenze di questa pandemia sono terribili, anche se il peggio sembra essere passato. Oggi la salute di ognuno di noi dev’essere la priorità. Il Calcio manca, così come il gruppo, lo spogliatoio e tutto ciò che vi ruota intorno, ma adesso ci sono cose ben più importanti a cui pensare. Ci sarà tempo per tornare a giocare, soprattutto per i ragazzi più giovani e lo faremo solo nel momento in cui ci saranno tutte le condizioni per poterlo fare.
Allo stato attuale, oltre alle legittime preoccupazioni dovute alla pandemia in corso e al dispiacere di non poter più eventualmente competere sul campo per i rispettivi obiettivi, la “paura” più grande che accomuna i Calciatori, specie quelli militanti in categorie dilettantistiche, è quella di dover fare i conti con le difficoltà economiche derivanti da questo dramma socio-sanitario. Sono in tantissimi a non percepire lo stipendio da molto tempo, vivendo nell’incertezza più totale, dovuta dalla totale mancanza di tutele e garanzie contrattuali. Qual’è il tuo pensiero a riguardo? È davvero così grande e diffusa la “paura” di una crisi economica che travolga sin da subito l’intero movimento?
Questa è una preoccupazione assolutamente comprensibile, ma, a tal proposito, dovremmo aprire un discorso interminabile. Veniamo definiti dilettanti, ma siamo professionisti a tutti gli effetti. Gli impegni durante la settimana, gli orari, le sedute d’allenamento, determinati stipendi: sono tante le dinamiche che ci accomunano ai Pro, eppure, a livello contrattuale, siamo lontani anni luce da quel contesto. In passato, ho vissuto in prima persona le problematiche legate ai mancati rimborsi spesa e so perfettamente cosa stiano provando tutti quei colleghi che non prendono lo stipendio da diversi mesi. Di preciso non saprei cosa possa fare la Lega per far sì che cambi qualcosa in questo senso, anche se, credo sia necessario impostare dei tetti economici per le Società, assicurandosi, al momento dell’iscrizione, che abbiano il reale potenziale per affrontare senza problemi l’intera stagione. E’ assurdo che qualcuno resti senza stipendio per cinque/sei mesi o magari anche di più. Se il Governo stabilirà che le Società potranno non retribuire i mesi in cui non si è giocato, nella migliore delle ipotesi staremo da marzo a settembre senza percepire nulla. Lo scenario che si sta aprendo davanti a noi è terribile, perché sono rimasti pochissimi Club seri e rispettosi dei propri tesserati. Tutto questo, in un contesto generale pieno di problematiche già da molto prima che scoppiasse la pandemia. In Serie D siamo sempre noi calciatori a rimetterci. Se un Presidente decide di ritardare o di non pagare gli stipendi, lo fa senza porsi il minimo problema. Alcuni approfittano della mancanza di controlli e delle opportune sanzioni, e spesso, se si perde un paio di partite, si rischia di non prendere lo stipendio finché saranno loro stessi a deciderlo. Da questo punto di vista mi considero un privilegiato, perché la famiglia Stradini non ha mai disatteso i propri impegni, trovando sempre un modo per andare incontro ai tesserati e sono certo che sarà così anche in futuro. Ce ne fossero di persone perbene come loro, ma purtroppo il contesto generale della categoria è ben diverso. Tra i Dilettanti si vive nell’incertezza più assoluta e se non si cercherà una soluzione concreta, si andrà incontro a situazioni ben peggiori di quelle a cui siamo abituati ad assistere da anni.
Sono numerosi gli addetti ai lavori convinti che, a partire dalla prossima Stagione, moltissime squadre dilettantistiche siano destinate a scomparire del tutto. Se Governo e LND non dovessero intervenire pesantemente sul sistema Calcio dilettantistico, quali pensi siano i reali rischi a cui vadano incontro Società e Calciatori?
Sono dell’idea che, nonostante tutto, non fallirà nessuna Società. Questa lunghissima sosta, destinata a protrarsi ancora a lungo, ha portato tutti i Club a risparmiare cifre notevolissime e ciò potrebbe rivelarsi un fattore determinante affinché certe realtà calcistiche non chiudano i battenti. Sicuramente ci saranno imprese che avranno grandi difficoltà ad andare avanti e i Presidenti che sono a capo di un’azienda saranno portati a ridimensionare contratti e obiettivi, ma penso di poter escludere il fallimento di tante Società. E’ inevitabile che ci saranno conseguenze importanti su tutto il sistema, ma non andremo incontro ad uno stravolgimento clamoroso come si sta ipotizzando ultimamente. Saranno le realtà medio-piccole ad avere più difficoltà da affrontare, ma penso che, in un modo o nell’altro, ce la faranno tutte a rialzarsi. Mi preoccupano, più che altro, quelle Società che avevano grossi problemi economici già da molto prima che si materializzasse il Coronavirus. Spero che il Governo venga incontro a tutto il movimento, ma vedo che si sta facendo fatica a risolvere questioni ancora più importanti e penso sia difficile che si destinino degli aiuti di un certo tipo a noi che tiriamo quattro calci ad un pallone. Spesso non ci si rende conto che dietro ad ogni singolo protagonista di questa categoria, ci sono famiglie intere che soffrono l’incertezza di un presente triste e di un futuro pieno di incognite. Lo Stato e la Lega hanno il dovere morale di dare un sostegno, diretto o indiretto che sia, a quelle migliaia di persone che non ci si può permettere di abbandonare al proprio destino.
Col passare dei giorni, sembrano sempre più alte le probabilità che la Stagione calcistica sia giunta al termine anzitempo. Quel che appare evidente, è che continuino a non sussistere le condizioni sanitarie, tecniche, mentali e non solo, per riprendere l’attività agonistica in tempi brevi. Qual’è il tuo punto di vista in questo senso? Credi che effettivamente non ci sia più la possibilità di scendere in campo? O pensi che sia ancora legittimo sperare di concludere la Stagione, scendendo in campo entro il 30 giugno o magari anche in estate inoltrata?
Senza ombra di dubbio, penso che non ci siano affatto i presupposti per ripartire. Faranno enorme fatica persino in Serie A e B dove si hanno a disposizione budget da decine di milioni, oltre alla possibilità di garantire ai tesserati controlli continui, rispettando determinati protocolli sanitari. Tra i Dilettanti non si può neppure ipotizzare tutto questo. Ci sono persone che si spostano quotidianamente con treni, pullman, per non parlare dei rischi che correremmo scendendo in campo. Siamo più o meno in trenta nello spogliatoio, senza contare le problematiche che dovremmo affrontare con riferimento alle sedute d’allenamento, alle trasferte, ai ritiri, agli spostamenti di gruppo. La domenica veniamo continuamente in contatto con i vari addetti ai lavori, i rischi sarebbero davvero troppi. Anche in panchina: a quanti metri di distanza dovremmo stare l’uno dall’altro? Non scherziamo, mi sembra tutto assurdo. Anche se ad un certo punto ci dovessero rassicurare, dicendoci che i rischi siano minimi o pari quasi allo zero, non si potrebbe mai sapere e potremo essere totalmente tranquilli solo quando ci verrà somministrato un vaccino. Non ha senso rischiare la propria incolumità per giocare nove partite. E’ una follia, esattamente come se riprendessimo a giocare in piena estate, anche perché, adesso, o a giugno, a luglio, i rischi sarebbero esattamente gli stessi. A Fezzano lavoriamo quasi tutti ed è francamente impensabile tornare in campo giocando ogni tre giorni, nel giro di circa un mese e mezzo. Preferisco andare incontro a qualunque tipo di verdetto a tavolino piuttosto che giocare, senza che ci siano le condizioni per farlo in totale sicurezza e serenità mentale. In questo momento, chi di noi spinge per una ripresa dell’attività agonistica, lo fa solo perché, tornare in campo, significherebbe avere qualche possibilità in più di essere retribuiti. Capisco perfettamente chi arrivi a questo, spinto proprio dalle difficoltà economiche e dalle drammatiche conseguenze dovute alla lunga sosta forzata, personalmente, però, preferisco salvaguardare la salute rinunciando anche a qualche stipendio. Penso che sia opportuno comprendere che la stagione si sia chiusa qui. Anche in Serie C, sono pochissime le realtà che potranno farcela. Dalla B in giù, non ci sono le condizioni minime per completare sul campo quest’annata. Pensiamo piuttosto al prossimo campionato, perché secondo me è a rischio anche quello. E’ al futuro che dovremmo guardare e non capisco come mai non si sia ancora arrivati ad una decisione definitiva. Spero che la Lega intraprenda rapidamente una strada in maniera chiara e determinata, perché, attendere oltre, è inutile e controproducente.
Si parla comunemente di “Stagione falsata” in caso di Campionato deciso a tavolino e di “annata sportiva ancor più falsata”, qualora si scendesse a breve e forzatamente in campo, costringendo migliaia di Calciatori e addetti ai lavori ad un rischio immane per la propria salute. Tutto questo, in un momento in cui la condizione fisica di ogni atleta, è tornata a livelli da precampionato o quasi, visto che da circa due mesi siano tutti completamente fermi. Quali sono le tue considerazioni a tal proposito?
Non credo sia opportuno parlare di “stagione falsata”, perché comunque parliamo di una situazione che non capitava dai tempi della guerra ed è da persone responsabili accettare qualunque verdetto finale. Come ho appena detto, non riesco ad ipotizzare un ritorno in campo a breve-medio termine e sinceramente mi darebbe abbastanza fastidio riprendere ora per disputare le ultime nove gare, dopo circa tre mesi di stop. Non ci sono le condizioni, le tempistiche adeguate e le possibilità di garantire un finale agonisticamente regolare. Io non sarei me stesso, né sul campo, né a lavoro. Farei molta fatica, son sincero. Chiaramente, se ci dicessero di ripartire non mi tirerei indietro, però è una cosa fuori dal mondo. Noi ci dovremmo salvare e oggi siamo in una condizione in cui abbiamo perso il tono muscolare, il contatto con la palla e l’adeguata freschezza atletica. E sarà dura anche il prossimo anno, perché, se non ripartiamo a breve, staremo fermi da fine febbraio fino ad agosto o settembre, e dopo 6/7 mesi di sosta sarà durissima per tutti riprendere. Quindi non parlerei di finale “falsato” in nessun caso, specie perché siamo tutti in condizioni identiche e ripartiremmo eventualmente affrontando le stesse problematiche. Noi, sulla carta, dovremmo ancora giocare contro squadre collocate in zone d’Italia fortemente colpite dalla pandemia. Per altro, il Comitato Regionale lombardo e quello piemontese, hanno chiesto a più riprese la definitiva sospensione di ogni attività, perciò credo sia inverosimile l’ipotesi di tornare presto in campo.
Nel caso in cui non si potesse fare a meno di chiudere anticipatamente la corrente stagione, avranno indubbiamente un compito difficilissimo coloro i quali saranno chiamati a decidere le sorti e l’epilogo dei vari Campionati. In tal caso, quale formula pensi sarebbe più corretto adottare? E per quanto concerne promozioni dalla D alla C e retrocessioni dalla D in Eccellenza, quale sarebbe, a tuo avviso, lo scenario più giusto e meno “indolore” per cui si dovrebbe optare? Andrea Baudi, cosa suggerisce di fare per chiudere la stagione nella maniera più corretta, “giusta” e meno polemica possibile?
Credo che oramai tutti le Società d’Italia spingano per una chiusura anticipata, tranne quelle poche che ancora sono in piena lotta per obiettivi importanti. Una cosa è certa: la Lega deve decidere presto il da farsi, prendendo una posizione chiara, univoca, che tutti dovranno accettare di buon grado. A mio avviso, una volta disputati più di 2/3 della stagione, non si può fare a meno di promuovere in Serie C le attuali capolista, facendo retrocedere in Eccellenza le due che adesso si trovano sul fondo delle varie classifiche. Dispiace tantissimo per le squadre che stavano lottando per un obiettivo concreto, al vertice o nei bassifondi della graduatoria, specie per quelle che sono ad uno o due punti dal traguardo obiettivo. Sarà inevitabile che qualcuno rimanga danneggiato a seguito di determinati verdetti e lì dovranno essere bravi i vertici della LND a studiare una formula per “rimediare” al danno economico ed agonistico causato a quelle Società oltremodo penalizzate da certe decisioni. Magari si potranno creare degli incentivi, degli indennizzi, o garantire l’iscrizione pluriennale gratuita: un modo per “risarcire” i Club fortemente penalizzati si dovrà trovare. Fermo restando che, qualora venissero meno alcune squadre, si aprirebbero le porte di un ripescaggio per le varie seconde o per quelle compagini che ora venissero retrocesse a tavolino. Prima che parta la prossima stagione, si farà una graduatoria in base ai risultati complessivi stagionali di ognuna e, una volta certificata la rispettiva solidità economica, si procederà ai vari ripescaggi. Questa è la soluzione per me più giusta e auspicabile per tutti.
Parliamo per un attimo delle dinamiche strettamente legate al campo e di quella che è stata la tua annata a livello personale. Hai iniziato la stagione a Seregno, giunto in Brianza avvolto da grandi aspettative, protagonista di un percorso condizionato dall’infortunio ad un ginocchio che ti ha tenuto a lungo fuori causa. Poi, a dicembre, il ritorno “a casa”, là dove sei stato assoluto protagonista per otto anni e mezzo. Volendo produrre un bilancio rispetto alla Stagione ancora in corso, fino ovviamente al momento dello stop, come valuteresti il tuo rendimento complessivo? E riguardo ai tuoi obiettivi futuri, quali sono le aspirazioni legate al proseguo della tua carriera?
Di quest’annata non posso certo essere contento. Venivo dai 23 gol dell’anno scorso e in estate sono andato a Seregno con aspettative importanti. L’infortunio ad un ginocchio, dopo solo un mese di ritiro, ha condizionato fortemente il mio percorso a Seregno. Sicuramente non è stata una parentesi positiva per me e tante cose non sono andate come ci si aspettava. E’ stata un’esperienza che ho voluto subito mettere alle spalle. A dicembre sono tornato a casa, ritrovando un ambiente come al solito, perfettamente in linea con i valori e i principi che mi appartengono da sempre. Ringrazio ancora il Presidente Stradini per avermi fortemente rivoluto in squadra. Durante il mercato invernale mi hanno cercato tante altre squadre in diversi Gironi, ma ho dato sin da subito la priorità alla Fezzanese. Nel complesso, è stata una stagione abbastanza sottotono per me, ho giocato meno del previsto e, quando sono tornato a pieno regime, anche la squadra non viveva un buon momento e ne abbiamo risentito reciprocamente. E’ stata forse una delle peggiori annate della mia carriera, molto sfortunata, in generale da dimenticare, anche considerando quanto sia accaduto nel mondo. Per ciò che riguarda il futuro, allo stato attuale so soltanto che ho ancora tanto da dare, e finché ce la farò a livello fisico e mentale, andrò avanti e spero di continuare a farlo magari affrontando un altro tranquillo campionato di Serie D.
In questo momento, classifica alla mano, la Fezzanese, sarebbe in piena zona Play-Out, reduce da un ultimo periodo abbastanza difficile, ma con la salvezza diretta distante solo un punto, con altre nove gare da giocare, almeno sulla carta. Nel complesso, in attesa che ne si conosca l’epilogo, che stagione è stata sin qui quella della Fezzanese? L’eventualità che non possiate più tornare in campo per provare a centrare l’obiettivo salvezza, quanto rammarico comporterebbe all’interno del gruppo?
Quest’anno la Fezzanese è partita alla grandissima, poi c’è stato un calo, dovuto principalmente agli infortuni occorso ad alcuni giocatori importanti. Questo è stato un problema che ha caratterizzato tutta l’annata. Si è fatto fatica, i risultati non sono arrivati e nell’ultimo periodo eravamo abbastanza in difficoltà. Avevamo bisogno di una pausa, per recuperare qualche infortunato e per ricaricare le pile, anche se, non pensavamo certo di star fermi così tanto tempo. E’ stata una stagione particolare, costellata da numerose defezioni. Oltre a me, è arrivato qualche altro compagno nel mercato di riparazione, ma era plausibile che i nuovi facessero fatica all’inizio, in attesa di rientrare nel ritmo gara. Il nostro organico è composto da moltissimi giovani e quando ti vengono a mancare gli elementi di maggiore esperienza è inevitabile fare fatica. C’è grande rammarico per non aver potuto completare tutta la stagione e soprattutto per i risultati deludenti che abbiamo concretizzato. Confesso che giocare fino alla fine sarebbe stato “rischioso” in ottica salvezza e, in un certo senso, a noi può anche andar bene chiudere così. Ciò non toglie che avremmo fatto di tutto per raggiungere la salvezza e faremo l’impossibile qualora, per assurdo, ci chiedessero di tornare in campo. In ogni caso, speriamo tutti di mantenere la categoria in un modo o nell’altro, anche perché avremmo la legittima necessità di riscattare quest’annata decisamente sfortunata.
Andrea, c’è un messaggio, un augurio, un auspicio, che intendi rivolgere ai tuoi compagni, ai tecnici, ai tifosi e all’intero ambiente della Fezzanese?
Voglio rivolgere un grosso “in bocca al lupo” a tutti i miei compagni e colleghi, augurando loro di tornare al più presto alla normalità, sperando di riprendere quanto prima a battagliare in campo, nella più totale serenità.
Si ringraziano Andrea Baudi e l’U.S.D. Fezzanese Calcio, per la cortese disponibilità concessa alla Redazione di TuttoSerieD.